Pierluigi Stefanini è presidente di ASviS dal 2022, dopo aver rivestito posizioni apicali in Legacoop Bologna, Coop Adriatica e Gruppo Unipol.
In vista di Sustainabol, la manifestazione che mette al centro il tema della conversione ecologica e dello sviluppo sostenibile, di cui Redesign Sustainability Communication sarà sponsor, abbiamo incontrato Pierluigi Stefanini per illustrare la funzione e le attività di ASviS e fare un punto sulla situazione italiana relativa a queste importanti tematiche.
Non manca, inoltre, un focus sul PNRR, su cui l’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile ha effettuato analisi approfondite evidenziando, oltre agli innegabili elementi positivi, anche rilevanti mancanze e criticità.
Asvis e l’Agenda 2030 ONU: consapevolezza, partecipazione e comunicazione dello sviluppo sostenibile
Che cos’è l’ASviS? Quali sono le principali attività dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile?
PS: L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) è nata nel 2016 per diffondere la cultura dello sviluppo sostenibile, in particolare facendo crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 ONU. Ad oggi, l’ASviS riunisce nella sua rete oltre 300 soggetti che si occupano di tematiche riconducibili ai target degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs – Sustainable Development Goals) che sostanziano l’Agenda 2030.
La nostra missione e i principali assi di intervento sono:
– lo sviluppo di una cultura della sostenibilità a tutti i livelli, orientando a tale scopo i modelli di produzione e di consumo;
– l’analisi delle implicazioni e le opportunità per l’Italia legate all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile;
– il contributo alla definizione di una strategia italiana per il conseguimento degli SDGs (anche utilizzando strumenti analitici e previsivi che aiutino la definizione di politiche per lo sviluppo sostenibile) e alla realizzazione di un sistema di monitoraggio dei progressi dell’Italia su questi temi.
Nella convinzione che l’impegno dei cittadini, della società civile e delle aziende del Paese non possa essere svincolato da una chiara e decisa politica nazionale, l’ASviS ritiene fondamentale condurre un dialogo costante con le istituzioni, e si impegna a proporre politiche volte al raggiungimento degli SDGs (anche andando oltre l’orizzonte del 2030), sviluppando strumenti analitici utili per valutarne l’impatto.
A questo si affianca l’attenzione all’educazione e alla formazione che si rivolge a diversi target: giovani generazioni, imprese, istituzioni pubbliche e organizzazioni della società civile nella direzione dello sviluppo sostenibile e, in particolare, sull’acquisizione di competenze trasversali.
Esplicativo dell’impegno dell’ASviS per sensibilizzare e mobilitare cittadini, giovani generazioni, imprese, associazioni e istituzioni sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale, è il Festival dello Sviluppo Sostenibile, organizzato ogni anno dall’ASviS in collaborazione con gli oltre 320 Aderenti che compongono la rete. Giunto nel 2023 alla sua settima edizione, il Festival si terrà dal 8 al 24 maggio in tutta Italia e online.
Gli SDGs sono elementi sempre più visti e utilizzati (specialmente online) ma, eccetto per quanto riguarda gli addetti ai lavori, raramente si ha la consapevolezza di cosa significhino realmente. Che cosa rappresentano e perché sono così importanti nella pianificazione strategica dei prossimi anni?
PS: L’Agenda globale definisce 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese), articolati in 169 Target, che rappresentano una bussola per porre l’Italia e il mondo su un sentiero sostenibile. Sono dei focus tematici, interconnessi tra di loro. Gli ultimi anni hanno contribuito ad una crescita esponenziale di una sensibilità collettiva nei confronti di alcune tematiche dello sviluppo sostenibile, e le normative internazionali, europee e nazionali influenzano in modo sempre più importante i modelli di produzione e le sensibilità dei consumatori. I media tradizionali, così come le possibilità offerte dai social media, veicolano informazioni e messaggi che hanno portato le tematiche della sensibilità in contatto con una platea di cittadini sempre più vasta. Allo stesso tempo, il proliferare di informazioni può generare il rischio di confusione se non di mistificazione della parola Sostenibilità. E’ bene quindi che tanto i giornalisti quanto gli operatori del settore pongano particolare attenzione alla qualità delle informazioni. In questo senso, l’Educazione allo Sviluppo sostenibile, intesa come un’educazione rivolta alla comunità nel suo insieme e in tutte le sue componenti, è emblematica della trasversalità e universalità dell’Agenda 2030 e degli obiettivi di sviluppo sostenibile, nonché della sua importanza.
Lo stato del nostro pianeta e del benessere sociale, così come analizzato dagli indicatori di sviluppo sostenibile, la frattura della pandemia, le guerre e gli scenari geopolitici mondiali, ci impongono di ripensare e cambiare passo. Siamo in emergenza: per ripartire bisogna prendere con decisione la strada della sostenibilità. Occorre un grande cambiamento, anche culturale, che deve essere innescato dalla politica e dalle istituzioni. Di fronte alla complessità di questo scenario, l’Agenda 2030 delinea un percorso chiaro: poiché le tre dimensioni dello sviluppo (economica, ambientale e sociale) sono strettamente correlate tra loro, ciascun Obiettivo non può essere considerato in maniera indipendente ma deve essere perseguito sulla base di un approccio sistemico, che tenga in considerazione le reciproche interrelazioni e non si ripercuota con effetti negativi su altre sfere dello sviluppo.
Ad oggi qual è, secondo te, la situazione italiana relativa ai temi della sostenibilità ambientale e della salvaguardia dell’ecosistema? Vedi una maggiore consapevolezza nei cittadini riguardo queste tematiche rispetto al decennio precedente?
PS: Relativamente agli obiettivi quantitativi a prevalente dimensione ambientale, negli ultimi cinque anni si segnalano andamenti poco rassicuranti. Solamente l’obiettivo relativo alle coltivazioni biologiche mostra progressi significativi. Sette obiettivi sperimentano progressi ancora insufficienti, mentre per tre obiettivi si assiste a un peggioramento.
Tra il 2010 e il 2021 si registrano miglioramenti per otto SDGs, solo uno rientra nella dimensione ambientale dell’Agenda (lotta al cambiamento climatico – Goal 13). Si evidenzia un peggioramento complessivo per cinque SDGs tra cui acqua (Goal 6) ed ecosistema terrestre (Goal 15). Mentre rimane sostanzialmente invariata la situazione per la tutela degli ecosistemi marini (Goal 14). Rispetto al periodo pre-pandemico, invece, nel 2021 l’Italia mostra miglioramenti soltanto per due Goal (Goal 7 e 8), mentre per altri due (Goal 2 e 13) viene confermato il livello del 2019. Per tutti i restanti SDGs il livello registrato nel 2021 è ancora al di sotto di quello del 2019, a conferma che il Paese non ha ancora superato gli effetti negativi causati dalla crisi pandemica.
Per fare un esempio, gli obiettivi complessivi della nuova Strategia europea prevedono che al 2030 almeno il 30% della terra e il 30% del mare nell’Ue debba essere protetto. Eurostat rileva che per quanto riguarda le aree di terra terrestre protetta (Goal15), nel 2021 la media europea era pari al 21%, mentre l’Italia registrava un 21.4%.
L’edizione 2022 del Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” a cura del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) e ISPRA rileva che, con una media di 19 ettari al giorno (il valore più alto negli ultimi dieci anni) e una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo, il consumo di suolo torna a crescere e nel 2021 sfiora i 70 km2 di nuove coperture artificiali in un solo anno. Il cemento ricopre ormai 21.500 km2 di suolo nazionale, dei quali 5.400, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato.
Dall’indagine condotta nel 2022 da Ipsos per conto dell’ASviS, emerge una diffusa preoccupazione, soprattutto per le conseguenze della crisi climatica. La dimensione ambientale prevale anche quando è stato chiesto alle persone quale delle quattro dimensioni dello sviluppo sostenibile fosse la più importante. Tuttavia, per quasi una persona su tre (32%) non c’è una vera priorità: ciascuna delle quattro dimensioni deve essere portata avanti.
La ricerca rileva che è soprattutto tramite i social media e il web che i cittadini si sono avvicinati al piano d’azione delle Nazioni unite. In negativo c’è da registrare il fatto che solo il 15% ne ha sentito parlare a scuola, contesto dove si ritiene debba essere invece più presente.
L’educazione allo sviluppo sostenibile diventa oggi un obiettivo strategico per il presente e per il futuro del nostro Paese. La sfida ambientale, infatti, non è più eludibile per le future generazioni. Ci troviamo in un’epoca che impone al mondo intero, ma in particolare all’Italia e all’Europa, scelte radicalmente diverse da quelle compiute in passato: lontane dal modello produttivo tradizionale, dirette verso un nuovo modello di economia che rispetti l’ambiente, orientate ad una società che non produca rifiuti ma sappia creare ricchezza e benessere con il riutilizzo e la rigenerazione delle risorse. In questo quadro, un ruolo importantissimo è svolto dalle giovani generazioni e dal loro impegno per il conseguimento degli Obiettivi dell’Agenda. Nel 2020 abbiamo invitato le associazioni giovanili delle organizzazioni già aderenti all’Alleanza – ma non solo – a riunirsi in un Gruppo di lavoro trasversale. Ad oggi fanno parte del Gruppo più di 30 realtà giovanili impegnate, tra le altre cose, a valutare l’impatto e le implicazioni delle politiche per le generazioni future attraverso una valutazione sistematica in un’ottica intergenerazionale, e a dare voce ai tanti volti dell’impegno delle giovani generazioni per costruire una società resiliente e salvaguardare il pianeta.
Come ASviS vi siete ampiamente occupati del PNRR e delle risorse da esso stanziate. Quali sono i progetti più importanti, connessi al tema della sostenibilità ambientale, intrapresi dal nostro paese?
PS: Sebbene il PNRR resti il più importante piano del Paese sulla sostenibilità, le analisi dell’Alleanza sul Piano hanno portato alla luce alcune criticità sul tema ambientale. Pesano, per esempio, l’assenza di un allineamento ai nuovi target climatici europei, insieme al mancato approfondimento di obiettivi fondamentali come la giusta transizione. Nel Piano, inoltre, non sono presi in considerazione alcuni temi di fondamentale importanza, quali la tutela della biodiversità e le misure di adattamento ai cambiamenti climatici. Ci sono altresì poche indicazioni sulla riduzione dell’inquinamento, nonostante almeno il 37% dei fondi erogati dovrebbe essere destinato alla transizione ecologica. Sono comunque presenti alcuni progetti importanti da portare avanti per migliorare l’aspetto ambientale nel nostro Paese e che andrebbero integrati con altri provvedimenti che deve prendere il Governo. Penso per esempio all’ammodernamento e al potenziamento della rete ferroviaria per ridurre il traffico merci e dei cittadini su gomma; l’efficientamento della rete idrica che oggi disperde in media il 42% dell’acqua immessa in rete; su questo il PNRR ha previsto investimenti per circa tre miliardi di euro. Anche se non pienamente soddisfacente, è comunque un buon punto di partenza. I finanziamenti relativi all’efficienza energetica sono importanti ma, anche in questo caso, non sono adeguati per raggiungere i target per le rinnovabili alla scadenza del 2026 (per raggiungere gli obiettivi prefissati in sede Ue bisognerebbe installare entro quella data almeno 40 GW di fonti rinnovabili).
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